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PERCORSI DI VISIONE è uno spazio sul web dedicato alla danza contemporanea.
PERCORSI DI VISIONE non vuole sostituire il palcoscenico con una piattaforma digitale, ma essere uno strumento per aumentare il pubblico agli spettacoli dal vivo.
PERCORSI DI VISIONE offre la possibilità di coltivare una passione, di
diventare spettatori attenti, poiché praticare la visione permette di acquisire strumenti per la visione dal vivo.
PERCORSI DI VISIONE si occupa di approfondire il lavoro di alcuni coreografi, proponendo qualche frammento video dei loro spettacoli, accompagnati da brevi cenni biografici.


Anne Teresa De Keersmaeker / Rosas


"...geometria e logica strettamente sequenziali sono i vestiti migliori per i sentimenti."

Anne Teresa De Keersmaeker (1960) danzatrice e coreografa belga studia presso il Mudra - la scuola fondata da Maurice Béjart a Bruxelles - e alla Tisch school of the arts di New York. Viene riconosciuta a livello internazionale a partire dagli anni ottanta grazie agli spettacoli Fase e Rosas danst Rosas, coreografie che uniscono danza e musica minimalista. La musica nutre un linguaggio coreografico energico, severo, spesso minimale e ripetitivo. La sua danza si sviluppa su basi di geometrie spaziali (cerchi, spirali corte, diagonali impeccabili) e sonore, estremamente rigorose e in permanente bilanciamento. La particolare relazione tra musica e danza diventa una costante nell’opera di Anne Teresa De Keersmaeker.
Nel 1983 fonda la compagnia Rosas che dal 1992 è in residenza all’Opera Nazionale di Bruxelles, la Monnaie. Nel 1995 Anne Teresa De Keersmaeker fonda P.A.R.T.S. Performing Arts Research and Training Studios, la scuola di danza internazionale di cui è direttrice.

Coreografie: En Atendant (2010), 3Abschied (2010), The Song (2009), Zeitung (2008), Keeping Still (2007), Steve Reich Evening (2007), Bartók / Beethoven / Schönberg Repertory Evening II (2006), D'un soir un jour (2006), Raga for the Rainy Season / A Love Supreme (2005), Desh (2005), Hanjo (opera di Toshio Hosokawa) (2004), Kassandra - speaking in twelve voices (2004), I due Foscari (opera di Giuseppe Verdi) (2003), Bitches Brew / Tacoma Narrows (2003), Once (2002), Repertory Evening I (2002), (but if a look should) April me (2002), small hands (out of the lie of no) (2001), Rain (2001), In real time (2000), I said I (1999), With/for/by (1999), Quartett (1999), Duke Blue-beard's castle (opera di Béla Bartók) (1998), Drumming (1998), Mikrokosmos / Quattuor (1997), Just before (1997), 3 Solos for Vincent Dunoyer (1997), Woud, three movements to the music of Berg, Schönberg & Wagner (1996), Erwartung/Verklärte Nacht (1995), Amor constante, más allá de la muerte (1994), Kinok (1994), Toccata (1993), Mozart / Concert Arias. Un moto di gioia (1992), Erts (1992), Achterland (1990), Stella (1990), Ottone Ottone (1988), Mikrokosmos (1987), Verkommenes Ufer/Medeamaterial/Landschaft mit Argonauten (1987), Bartók/Aantekeningen (1986), Elena's Aria (1984), Rosas danst Rosas (1983), Fase, four movements to the music of Steve Reich (1982), Asch (1980).


fonti:
http://www.rosas.be
Elisa Vaccarino, Altre scene, altre danze, Einaudi 1991
http://mouvement.over-blog.com/categorie-10518421.html



"L’impiego dello spazio è la sua divisione. La nozione di spazio è estremamente importante, ma non è una motivazione in sé, è primordiale, ma non esiste per sé sola. Mi sembra evidente."





"Non ho un unico metodo di lavoro, molto dipende dalla materia di base. Per un pò è stata la musica a spingermi alla creazione: Reich, Bartok e Monteverdi, a seconda dei punti di vista offerti, anzi dati dalla musica, che con la sua struttura a sé consente insieme di stare dentro al lavoro che si sta facendo e di prenderne anche le distanze.... Ma molto dipende anche dalle persone coinvolte nel progetto. Posso dire che ogni volta c’è una sfida; se non ci sono sfide, manca l’energia, viene meno la scoperta."












"Amo molto più i musicisti dei danzatori, li adoro, sono fantastici. Stare in scena con loro è più pericoloso, più gaio, più eccitante per il pubblico, più reale. La loro presenza è una condicio sine qua non per dare più forza al lavoro del coreografo."